LA CITTÀ DI ALBENGA





IL COMUNE DI ALBENGA

Albenga si trova nella Riviera ligure di ponente,presso la foce del fiume Centa che nel corso dei secoli ha fatto da "architetto naturale" della pianura ingauna, rimodellando più volte il terreno e costringendo gli albenganesi a dotarsi di argini e ponti già dalla sua fondazione.

È un comune italiano di 24.081 abitanti della provincia di Savona in Liguria.

È il secondo comune ed il secondo agglomerato urbano della provincia per popolazione, perno di un'area urbana di circa 63.000 abitanti, preceduto soltanto dal capoluogo Savona.

Albenga ha l'appellativo di "Città delle cento torri".



PALAZZO ODDO

Albenga "città delle cento torri". Le torri che sovrastano i tetti di Albenga non sono proprio cento, ma certamente un bel numero, soprattutto se sommate ai campanili delle chiese.

Edificate per lo più nel secolo XIII a fianco di una casa nobiliare, stavano ad indicare la potenza della famiglia.

Si presentano con la base in massicci blocchi di pietra, i "conci", mentre la parte superiore è in mattoni a vista.

Talora sono ricoperte dall’intonaco un po’ squallido con cui l’Ottocento ha tinto di grigio la città e che ora il mutato gusto sta a poco a poco cancellando.

Varia la sorte delle torri: alcune si sono conservate pressoché intatte e sono giunte sino a noi nel loro splendore, altre hanno subito modificazioni varie.

Tagliate e trasformate in terrazze, inglobate entro le case sino a scomparire, mozzate per eventi vari e con le ferite ancora aperte, inclinate per cedimenti del terreno, crollate per via di terremoti.

Dopo aver ammirato le splendide torri di piazza San Michele, immagini da cartolina, diventate il simbolo di Albenga, basta alzare lo sguardo per vederne altre, adattate alle nuove esigenze, far capolino dai tetti della città medioevale.



LE TORRI

Albenga "città delle cento torri".

Le torri che sovrastano i tetti di Albenga non sono proprio cento, ma certamente un bel numero, soprattutto se sommate ai campanili delle chiese.

Edificate per lo più nel secolo XIII a fianco di una casa nobiliare, stavano ad indicare la potenza della famiglia.

Si presentano con la base in massicci blocchi di pietra, i "conci", mentre la parte superiore è in mattoni a vista.

Talora sono ricoperte dall’intonaco un po’ squallido con cui l’Ottocento ha tinto di grigio la città e che ora il mutato gusto sta a poco a poco cancellando.

Varia la sorte delle torri: alcune si sono conservate pressoché intatte e sono giunte sino a noi nel loro splendore, altre hanno subito modificazioni varie.

Tagliate e trasformate in terrazze, inglobate entro le case sino a scomparire, mozzate per eventi vari e con le ferite ancora aperte, inclinate per cedimenti del terreno, crollate per via di terremoti.

Dopo aver ammirato le splendide torri di piazza San Michele, immagini da cartolina, diventate il simbolo di Albenga, basta alzare lo sguardo per vederne altre, adattate alle nuove esigenze, far capolino dai tetti della città medioevale.

IL BATTISTERO

Edificato nel V sec. d.C. in seguito alla ricostruzione di Flavio Costanzo, presenta all’esterno un corpo a pianta decagonale dal quale si alza un tamburo ottagonale.

L’interno, a pianta ottagonale, conserva una fonte battesimale e un mosaico del VI secolo denso di simboli cristiani.

Il monumento era inglobato, sino al 1950, da strutture moderne in un edificio pubblico comprendente anche il vicino Palazzo Vecchio.

L’ingresso e la base si trovano al di sotto dell’attuale livello stradale là dove era il piano della città romana.

La volta originale, distrutta durante un errato intervento nel 1898, è stata sostituita con una struttura in legno. Al Battistero attualmente si accede con visita guidata attraverso il Museo Civico.



IL PALAZZO VECCHIO

Il Palazzo Vecchio è la sede dell’antico Comune medioevale.

L’edificio è stato liberato insieme al Battistero dalle moderne sovrastrutture che li avevano impropriamente unificati.

Presenta sul lato verso la Cattedrale la Torre Civica con al pianterreno la Sala dei Consoli.

Da questa si accede alla Loggia, visibile da Via Bernardo Ricci, in origine aperta e destinata alle adunanze del parlamento comunale, chiusa nel secolo XVI e usata sino all’Ottocento per le riunioni del Consiglio Comunale.

Su una parete conserva un affresco religioso e simboli politici.

É sede del Museo Civico.

Sulla facciata rivolta al Battistero una scalinata esterna conduce al primo piano ove si trova il Salone del Podestà.

Da questo si accede ai piani superiori della Torre Civica di recente ristrutturata ed aperta al pubblico.

All’ultimo piano è collocato il "campanone" che per secoli ha suonato e suona tuttora, alle ore 8 del mattino, per annunziare le adunanze del Consiglio Comunale.

Dall’alto della Torre si apre una straordinaria vista sul centro storico, dalla piana sino al mare.



LA CATTEDRALE

La Cattedrale, dedicata a San Michele, si apre sull’omonima piazza, cuore della città.

La facciata, priva di un definitivo rifacimento, offre una lettura delle varie modifiche apportate all’edificio in epoche diverse.

Dalla chiesa romanica ad una sola navata, visibile nella parte bassa e centrale, separata dal campanile, ad un successivo ampliamento in stile gotico con l’aggiunta delle navate laterali e l’inglobamento del campanile.

Si nota pure chiaramente, per via delle cornici abbassate, la sopraelevazione resasi necessaria per il progressivo sollevamento del pavimento, fenomeno che caratterizza tutta la città in conseguenza dell’apporto fluviale del Centa.

Colpisce all’interno la discesa verso il livello originario della cattedrale nel XIII secolo.

Il Campanile, insieme alla Torre Civica e a quella del Municipio, è diventato, come gruppo delle tre Torri, uno dei simboli della città.



IL PALAZZO PELOSO CEPOLLA

Il Palazzo si affaccia maestoso sulla piazza di S. Michele, con la torre ridotta e trasformata in terrazza, ma pur sempre notevole.

Nell’atrio presenta un affresco raffigurante, vestito da Ercole, Proculo, il mancato imperatore di Albingaunum, da cui i Peloso Cepolla dicevano di discendere.

Il Palazzo fu lasciato in eredità al Comune dall’ultimo membro della casata, il dottor Agostino Nicolari con la clausola che diventasse la sede dell’Istituto di Studi Liguri fondato dal prof. Nino Lamboglia.

Oltre a tale funzione il Palazzo ospita l’Archivio storico del Comune.

Nelle sale di maggior pregio è stato allestito il Museo Navale Romano, la cui visita permette di ammirare, oltre agli interessanti reperti archeologici, gli affreschi seicenteschi delle pareti e riproduzioni d’epoca di busti di personaggi storici romani.



L'AREA ARCHEOLOGICA DI SAN CALOGERO

Il Complesso di San Calocero è situato alle pendici settentrionali del Monte di San Martino, all'esterno della città murata di Albenga, in corrispondenza di un 'area che ha restituito preesistenze di età romana imperiale.

Esso è costituito dai resti di un insediamento funerario tardo antico, su cui si impiantò la chiesa martiriale, la cui prima fase certa è riconducibile alla prima metà del secolo, e di un monastero di età medievale.

La memoria di una forte tradizione religiosa risalente ad età tardoantica e ritrovamenti epigrafici di grande rilievo-il ricordo più antico di epigrafi provenienti dal San Calocero risale al XV secolo.

Hanno contribuito a mantenere vivo nella comuntià ingauna l'interesse verso questo sito, abbandonato definitivamente nel 1593, quando le monache Clarisse si trasferirono all'interno del contesto urbano nel quartiere di Santa Eulalia (attuale Ospedale vecchio).

Si devono a Nino Lamboglia (1912-1977) le prime esplorazioni del sito nel 1934, proseguite con la significativa campagna del 1938-1939 e nel 1971.

Questo grande archeologo, che si prodigò a diffondere e ad estendere all'archeologia classica e medievale il metodo stratigrafico nelle indagini di scavo, proprio nel San Calocero faceva le prime esperienze di archeologia stratigrafica.

La Soprintendenza per beni archeologici della Liguria nel periodo compreso tra il 1985 e il 2008 ha dato particolare rilievo all'attività di ricerca, tutela e valorizzazione del complesso di San Calocero nell'ottica di restituire il sito e la sua conoscenza al più vasto pubblico.

Alle indagini archeologiche hanno collaborato il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e l'Ecole Francaise de Rome.



IL PALAZZO VESCOVILE

Opera di un rifacimento cinquecentesco si presenta con due belle facciate, una di fronte al Battistero, l’altra su via Bernardo Ricci, con tracce di affreschi quattrocenteschi.

Poggiava su un loggiato che è stato chiuso al momento della ristrutturazione e destinato ad accogliere magazzini e botteghe.

Un recente restauro ha portato alla luce elementi dell’antico loggiato che conserva ancora oggi la sua funzione commerciale ed ospita prestigiosi negozi: è sufficiente entrare in uno di questi per osservare pilastri e strutture medioevali in evidenza.

Da quando, nel 1954, il Vescovado è stato spostato nel palazzo Costa–Balestrino, il Palazzo Vescovile ospita il Museo Diocesano.

La visita permette di ammirare l’interno del prestigioso edificio, e in particolare la sala con gli stemmi e i nomi dei Vescovi succedutisi nella diocesi di Albenga dal 451 d. C. sino ad oggi.



LA PIAZZETTA DEI LEONI

La piazza più caratteristica della città.

È lastricata secondo il sistema dell’acciottolato tipico di Albenga.

Deve il suo nome ai tre leoni in pietra collocati nel XVI secolo per motivi ornamentali da un membro della famiglia dei Costa proprietari delle abitazioni che si affacciavano sul sito.

È sovrastata da un lato dall’abside della Cattedrale, d’altro spicca la casa Costa – Del Carretto di Balestrino, restaurata nel 1963 ed ora sede della Casa canonica; si innalza da questa la torre dei Costa con la splendida merlatura ghibellina.

Chiude la piazza il palazzo Balestrino, uno dei pochi di Albenga edificato ex novo e non frutto di complessi accorpamenti.

Risale al periodo del Rinascimento, è decorato al suo interno con busti e lapidi.

Dal 1954, dopo il lascito alla Curia dell’ultimo erede dei Marchesi del Carretto di Balestrino, il palazzo è sede Vescovile.

Dei Marchesi rimane sull’acciottolato di fronte all’ingresso del palazzo lo stemma con le lettere FOCDCMDB che il prof. Lamboglia ha così interpretato: Fecit Octavianus Costa De Carreto Marchio De Balestrino (Opera di Ottaviano Costa Del Carretto Marchese di Balestrino)



LA CHIESA DI SANTA MARIA IN FONTIBUS

La chiesa ha subito varie traversie: la facciata, pur raffinata, è frutto di un rifacimento del primo Novecento, quando per allargare la centrale via Enrico D’Aste l’edificio subì il taglio di un’arcata interna e la facciata originaria venne arretrata di alcuni metri.

All’interno si trovava un affresco che riproduceva la città di Albenga in epoca medioevale.

L’affresco non fu salvato e ne rimane soltanto una foto conservata nell’Archivio storico.

Secondo una tradizione, non da tutti accolta, il bel portale e la bifora trecenteschi sulla facciata erano collocati all’ingresso della Cattedrale.

Nel Settecento, per sistemare il portale attuale della Cattedrale, vennero trasferiti alla chiesa di Santa Maria.

L’interno, rimasto spoglio per secoli, è stato decorato con stuccature dorate e altari moderni nel Novecento.



IL QUARTIERE DI PONTELUNGO E IL SUO SANTUARIO

Un ponte lungo 150 metri interrato.

Il fiume Centa sino al XIII secolo scorreva sotto le sue arcate.

Deviato il corso del fiume, il ponte, dal XVI secolo, si è trovato all’asciutto.

Ancora oggi, quando si verifica una piena eccezionale, il Centa torna a passare sotto le antiche arcate.

Con la sua lunghezza sta comunque ad indicare l’imponenza del fiume nel periodo medioevale.

È stato in passato ritenuto d’epoca romana, in realtà le sue caratteristiche sono quelle di un ponte medioevale.

Accanto al Pontelungo si trova il Santuario di N. S. di Pontelungo.

Fu edificato nel Settecento, in sostituzione di una chiesa precedente, per ringraziare la Vergine del miracolo avvenuto nella notte del 2 luglio 1637, quando pirati tunisini e algerini, dopo aver saccheggiato Ceriale, si dirigevano verso Albenga per assalirla, ma “arrivati a poca distanza dalla Chiesa del Ponte–longo, sorpresi i Barbari per un grande chiarore che appariva verso la Città, credendo che i Cittadini fossero prevenuti ed in attenzione del loro arrivo, ripiegarono addietro a bordo delle loro Galere.

Fatto che si vuole attribuire ad una speciale grazia di Maria sempre Vergine vegliante alla difesa degli albenganesi suoi figli, che in particolar modo le si erano dedicati; e per il quale si dice, che abbiano preso a solennizzare la festa della Santissima Visitazione, che appunto corre in detto giorno due di Luglio.”



IL FORTINO GENOVESE

Nel XVI secolo il mare si era ormai talmente allontanato dalle mura che, per proteggere la città dalle incursioni dei pirati turchi, si sentì il bisogno di costruire un forte a difesa della linea di costa.

All’opera provvide, nel XVI secolo, la Repubblica di Genova da cui allora Albenga dipendeva.

E per tale ragione il fortino è ancora chiamato 'genovese’.

Si trova in piazza Europa e vi si accede da traversa di Viale Italia, a 300 metri dalla spiaggia, in quanto nel frattempo è continuato l’insabbiamento costiero.

Circondato da edifici moderni occorre un modesto sforzo della fantasia per immaginarlo solitaria vedetta a guardia della costa.







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